sabato 8 settembre 2012

Come non detto

Commedia pop sul coming out e l'accettazione. Il venticinquenne Mattia (Josafat Vagni) è gay ma ha paura a confessarlo ai genitori e al mondo. Alla vigilia della partenza per Madrid, dove andrà ad incontrare il fidanzatino Eduard (Josè Dammert), sarà costretto dagli eventi a trovare il coraggio per dire quella che lui ritiene una tragica rivelazione.
L'esordio alla regia di Ivan Silvestrini, da un romanzo e una sceneggiatura di Roberto Proia, è finalmente una pellicola delicata e convincente che smorza i toni sull'identità sessuale e indaga il tema dell'omosessualità con un occhio che si mantiene ben equilibrato tra messaggio sociale e visione disincantata e comica. I personaggi di Come non detto - etero o gay che siano - sono alle prese ognuno con la presa di coscienza di sè, delle proprie fragilità, in una danza corale di nevrosi, tensioni, paure, frasi sussurrate o non dette, in cui però la risoluzione verrà in maniera automatica e senza il peso drammatico a cui registi come Ferzan Ozpetek ci hanno finora abituato: una sorta di alleggerimento dei temi, senza che vi si accompagni uno sminuire degli stessi. Il risultato è un film che parte con un equivoco e scorre via con poche impefezioni, composto da flashback tragicomici della vita di Mattia, impreziositi da battute sempre al posto giusto, sempre ben calibrate, grazie anche all'ottima interpretazione dell'intero cast, così perfetto nel mettere in scena ognuno i propri drammi della quotidianità. C'è la madre nevrotica (Monica Guerritore), il padre maschilista e donnaiolo (Ninni Bruschetta), la nonna che non si rassegna alla pensione, la sorella coatta sempre incinta del fidanzato meccanico, e poi ci sono gli amici di Mattia, unici custodi del suo segreto: la bellissima Stefania (Valeria Bilello), perdutamente innamorata di lui, e lo straordinario Giacomo (Francesco Montanari, "il libanese"), lavandaio di giorno e drag queen di notte, in qualche modo unico tramite con quel mondo che Mattia riesce solo a sfiorare senza aver mai il coraggio di abbracciare a pieno. Una commedia gay "normale", dove l'omosessualità è finalmente solo una caratteristica umana su cui poter ironizzare, e che strappa una lunga serie di risate al pubblico in sala. Una piacevole sorpresa riguardo a un tema ancora scomodo, che troppo spesso viene indagato con stupidi cliché o eccessiva enfasi.

Per quelli orgogliosi di sè ma con la paura di urlarlo al mondo. ♥♥½