mercoledì 23 marzo 2011

Sucker punch

Manicomi, sale da ballo, templi giapponesi, draghi, zombie nazisti, pistoleri meccanici, e un sosia di David Carradine: non è un incubo post cena a base di acciughe e peperoni, ma il delirio videoludico firmato da Zack Snyder, che nella sua ultima fatica ci presenta un concentrato pop in cui il cinema d'azione nipponico stringe la mano alla tamarraggine americana. La giovane Babydoll, in attesa di essere lobotomizzata per volere del crudele patrigno, trova il modo di sfuggire dall'ospedale psichiatrico in cui è internata rifugiandosi in un mondo di fantasia dove il reale diventa videogioco e tinge il tutto di salse fantasy. È difficile parlare di un prodotto dove l'immagine conta molto di più del soggetto, secondo un filo logico a cui il regista di 300 e Watchmen ci aveva già abituato: in Sucker Punch la cosa importante non sembra essere chi o cosa sia il centro della storia, quanto piuttosto seguirne le gesta all'interno di un grande piano dai contorni talmente assurdi da essere per questo geniali. Verità e sogno si uniscono per dar vita ad una pellicola che è l'emblema stesso dell'intrattenimento del 21esimo secolo, dove i fondali virtuali prendono il sopravvento fornendo all'immagine un'ambientazione a metà tra il fumetto e il videogioco, in una danza fatta di rimandi e citazioni a varie forme di spettacolo. Un calderone in cui trovano spazio games come Call of Duty, Doom, Dungeons & Dragons, ma anche film come Kill Bill, Terminator, e persino Moulin Rouge nella deliziosa scena cantata - completamente slegata dal contesto precedente -  che accompagna i titoli di coda. Completa il quadro un cast prepotentemente femminile (come in una moderna favola con protagoniste giovani Amazzoni), ed una colonna sonora zeppa di grandi hit rivistate in chiave rock, che donano alle scene un aspetto da videoclip. Un trip curioso, esperimento di cinema di sostanza e di grande tecnica visiva.

Per quelli che al cinema si porterebbero un joystick per comandare i protagonisti nelle scene in cui menano le mani. ♥♥♥½

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